Gli ultimi due anni sono stati contrassegnati da una crisi devastante. E’ la crisi di un intero sistema economico e di un modello sociale finalizzato alla ricchezza di poch* a costo della miseria di tant*. Ma questa crisi viene utilizzata dai padroni e dalla logica delle imprese per arricchirsi ancora di più e per cancellare le residue conquiste del mondo del lavoro, prima fra tutti il contratto nazionale, quello strumento che fino a qualche anno fa unificava nei diritti e nelle retribuzioni i lavoratori del Sud e quelli del Nord, quelli delle grandi e quelli delle piccole aziende.
Da parecchi anni a questa parte, grazie a tutti i governi di destra e di centrosinistra succedutisi alla guida del paese, un numero crescente di lavoratrici e di lavoratori sono stati già espulsi dal sistema dei contratti nazionali, attraverso una progressiva e dilagante introduzione di precarietà nel mondo del lavoro che dai posti di lavoro è straripata in tutta la società.
Le mille vertenze contro i licenziamenti e le chiusure aziendali, per la difesa del salario e per un accesso e continuità di reddito devono trovare dei linguaggi comuni e devono tentare una saldatura con le lotte contro i tagli, per la sopravvivenza della Scuola e dell’Università per tutt*, per lo sviluppo di Scienza e Ricerca autonomamente dalle logiche aziendalistiche, per la salvaguardia dei territori dalle devastazioni ambientali, per il diritto a una abitazione accessibile.
Voci differenti che si devono sentire unite nella lotta per il futuro . Un’opposizione corale per costruire un segnale forte di autonomia di interessi rispetto alle logiche del profitto, di vera opposizione sociale alla crisi e alle politiche di austerity che ci vengono imposte.
Le lavoratrici e i lavoratori autoconvocati ritengono oggi centrale affrontare il nodo cruciale della precarietà mettendo in comunicazione nel conflitto i lavoratori flessibili e la generazione precaria.
C’è bisogno di uno sciopero generale per unificare le lotte e rispondere all’aggressione padronale e governativa.
Qualsiasi sciopero che si voglia veramente generale e incisivo rischia di essere sconfitto in partenza se non sarà generalizzato, cioè se non riuscirà a coinvolgere e a rendere protagonist* anche i milioni di precari/e che costituiscono una parte fondamentale del mondo del lavoro. Lo sciopero nei luoghi di lavoro e lo sciopero precario sono due facce della stessa medaglia che possono dialogare nel blocco della produzione e della circolazione in una grande giornata di lotta e di resistenza sociale. L’azione comune di chi ogni giorno produce la ricchezza ed è costretto nel ricatto del lavoro senza diritti e garanzie come condizione da sempre tipica (e non certo “atipica”) di questo modello economico-sociale.
Per questo ribadiamo con forza la necessità di costruire coordinamenti locali e\o rafforzare e sviluppare quelli già esistenti, che possano sviluppare il conflitto di classe in tutto il paese per contribuire alla costruzione di un vero sciopero generale e generalizzato unitario e dal basso,
Blocco dei licenziamenti, delle chiusure, delle fabbriche, delle esternalizzazioni, dei tagli all’istruzione, alla ricerca e alla spesa sociale;
Lotta all’aumento dei ritmi e alla produttività;
Contro le speculazioni edilizie e finanziarie, principali cause di chiusure e delocalizzazioni;
Per la distribuzione del lavoro che c’è “lavorare meno lavorare tutti” a parità di salario e per l’accesso e la continuità del reddito;
Per la stabilizzazione di tutti i precari|e e gli atipici, cancellazione delle leggi sulla precarietà;
No all’eliminazione del CCNL e alla ristrutturazione dei diritti di tutto il mondo del lavoro;
Per una effettiva reale e diretta rappresentanza sindacale dei lavoratori in ogni luogo di lavoro, tutti eleggibili tutti elettori;
Contro la Bossi-Fini, per l’estensione dei diritti ai lavoratori migranti;
Ritiro del collegato al lavoro e della Riforma Gelmini;
Contro lo statuto dei lavori, per la difesa dello statuto dei Lavoratori.
Questa mattina alle 8:30 come Centro Politico 1921 ci siamo recati in Via Indipendenza presso la GERIT, dove abbiamo distribuito volantini e appeso lo striscione per protestare contro il fatto che questa crisi salva le banche mentre lascia le famiglie senza la possibilità di avere il diritto all’insolvenza e la dilatazione del debito con l’erario.
Non pagheremo la vostra crisi!
Il diritto all’insolvenza come primo passo per una riappropriazione di reddito.
Livorno è attraversata da una profonda crisi economica senza precedenti.
Il tasso di disoccupazione giovanile è il più alto del centro nord Italia ( 37 %)
Miagliaia di lavoratori e lavoratrici hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione.
Ma siamo proprio sicuri che questa crisi abbia interessato tutti?
I profitti dei grandi imprenditori e delle banche, le rendite immobiliari e le speculazioni continuano ad aumentare.
A livorno l’asse di potere PD-Cgil e confindustria tutelano come sempre solo gli interessi degli imprenditori a scapito di chi lavora.
Lo stato Italiano ha finanziato con manovre da miliardi di euro le banche in crisi la finanza globale è subito riuscita a tornare ai livelli precdenti al 2008.
Questo vuol dire una cosa sola. La crisi la stanno pagando solo i lavoratori e le lavoratrici.
Siamo noi che tutti i giorni dobbiamo far fronte al pagamento del mutuo o dell’affitto, delle spese quotidiane, dei prestiti con alti tassi di interesse, è normale che in questa situazione l’indebitamento aumeta a dismisura.
Lo stesso non si può dire per le banche, per i bonus dei dirigenti comunali e per le grandi imprese.
Come centro politico 1921 partecipiamo alla campagna “Non pagheremo la vostra crisi” durante la giornata dello sciopero generale del 6 Maggio.
Pretendiamo che le insolvenze accumulate negli ultimi anni , da chi è in difficoltà, vengano cancellate immediatamente. i miliardi di euro dello stato (cioè nostri) che sono stati regalati alle banche e alla finanza devono tornare ai lavoratori.
Posted: Aprile 20th, 2011 | Author:wakeup | Filed under:General | Tags:livorno, precarietà, wake up | Commenti disabilitati su Tirreno e Cgil: chi non muore si rivede
In città sono sempre di più le situazioni di precarietà e di irregolarità riscontrabili in molti luoghi di lavoro. Il principale giornale e il principale sindacato arrivano sempre in seconda battuta
Se a Livorno ci fosse Mourinho definirebbe il Tirreno “Zeru inchieste” e la Cgil “Zeru vertenze”. I due principali attori della città che raccontano e operano nel mondo del lavoro sono in netta difficoltà rispetto alla crescente precarietà che imperversa.
Non c’è da stupirsi, sia il foglio di viale Alfieri che lo pseudosindacato di via Giotto sono figli prediletti di babbo Pd e la principale funzione a cui vengono indirizzati fin da piccoli è una: non disturbare il manovratore.
Però succede che in città ogni tanto emergono situazioni imbarazzanti, giovani sfruttati, situazioni di totale irregolarità contrattuale e allora Tirreno e Cgil devono sostenersi a vicenda, in un gioco di reciproca legittimazione. Nel giornale di ieri infatti viene denunciata la storia di alcune lavoratrici che si sono rivolte alla Cgil per fare causa ad una società. Ma non è dato sapere chi, quanti, come e perché. In cima alla pagina però si ricorda gli ultimi due casi clamorosi: Mtm e Starweb. Questa accoppiata della stagione 2010-2011 è diventata l’esempio di come la precarietà e la giungla contrattuale si sia estesa dalle società di servizi anche al settore manifatturiero e metalmeccanico. In passato le attenzioni erano rivolte invece a Telegate (diventata ora People Care) e anche a Ipercoop simbolo di un disagio diffuso nella grande distribuzione, dove l’egregio lavoro del sindacato di base Usb ha evitato degenerazioni come altrove.
Abbiamo dunque rammentato 4 luoghi di lavoro che hanno fatto la storia della precarietà e dei contratti atipici in questa città. E ogni volta Tirreno e Cgil si sono accodati ad altri che hanno scovato le situazioni o organizzato proteste.
A Telegate, mentre il vescovo benediva il miracoloso call center di Guasticce e la parte politico-sindacale se ne prendeva il merito, le uniche voci dissonanti furono quelle dei Precari Autorganizzati, collettivo di giovani precari legati al Csa Godzilla, che andarono a guastare la festa dell’inaugurazione. Nel giro di pochi mesi il miracolo si trasformò in un incubo con 400 lavoratori tutti a progetto con scadenze trimestrali e un pazzesco turnover che vedeva cambiare anche 50 lavoratori alla volta ogni mese. Le lotte a livello nazionale dei precari dei call center iniziarono a far cambiare rotta (il ministro Damiano dovette far uscire una circolare a riguardo per porre un freno alla giungla) fino a quando una causa vinta da un’operatrice di Telegate con l’aiuto dei Cobas costrinse il call center di Guasticce ad assumere a tempo indeterminato oltre 300 operatori. La Cgil prima della sentenza accusava i Cobas di far chiudere l’azienda, di fare il male dei lavoratori e di far spendere i soldi per cause inutili.
All’Mtm, fabbrica in zona Interporto di montaggio di impianti a gas sulle auto, la dinamica è stata simile. Il caso emerse dopo un’intervista di senza Soste ad un operaio che denunciava condizioni di lavoro pessime e solo 1 assunto su quasi 400 operai, quasi tutti interinali, divisi fra Ospedaletto e l’Interporto. Dopo poco furono tutti trasferiti all’Interporto fino a raggiungere quasi 700 dipendenti a fronte di una manciata di assunti. Il Tirreno arrivò dopo la polvere, quando perfino AnnoZero e Repubblica si occuparono del caso. Fuori dai cancelli a volantinare però c’erano solo i Cobas che avvisavano gli operai che tutto ciò era illegale. L’azienda intanto si accordava con Cgil, Cisl e Uil per mettere una pezza: 110 assunzioni nel giro di un anno. Ma sotto la spinta dello scandalo ormai esploso furono costretti ad assumere tutti subito (meno male, visto che dopo poco poi sarebbero andati tutti in cassa integrazione a causa degli incentivi gas tagliati dal governo). Poi ci fu la beffa della cassa integrazione ai precari promessa il giorno prima delle elezioni e rinnegata il giorno dopo. Nel frattempo molti lavoratori, qualcuno individualmente altri con i Cobas, hanno fatto causa all’azienda e fra poco si arriverà a conclusione. Naturalmente su Il Tirreno si sono confezionati articoli in cui la Cgil, dopo la polvere, si vantava di aver fatto le cause quando per mesi le aveva avversate in tutte le maniere.
A Starweb, call center al piano di sopra della sede Cgil, la storia si ripete. Questa volta a denunciare il caso è stato il collettivo precari di WakeUp Livorno che sfruttando la data nazionale del 9 aprile contro la precarietà, ha fatto un flash mob con striscione gigante srotolato da “Palazzo Cgil” e attraverso propri canali e Senza Soste ha diffuso un’intervista ad un operatore che denunciava le condizioni di sfruttamento e uno stipendio base di 320 euro al mese. Il dato simpatico è che nel resto d’Italia la Cgil era fra i promotori dei Comitati 9 aprile contro la precarietà ed in molte città ha partecipato a proteste, flash mob e manifestazioni. A Livorno invece no, non si sono sentiti nemmeno in dovere di porsi il problema di cosa fare il 9 aprile, trovandosi in clamoroso imbarazzo dopo l’azione dei precari proprio nel loro palazzo. Ma niente paura, Il Tirreno è arrivato in soccorso a sirene spiegate ed ha subito intervistato la responsabile dei precari Cgil che ha sguainato la spada in difesa dei precari di tutto il mondo. Oggi veniamo a sapere che la Cgil incontrerà i precari Starweb. Meglio tardi che mai.
Morale della favola? Meno male che a Livorno c’è chi, gratis, fa militanza, informazione e sindacato perché se si aspettasse i lautamente pagati giornalisti e sindacalisti saremmo una città ancora più arretrata di quello che già siamo, periferia di ogni conflitto e di ogni innovazione e palude inespugnabile.
Oggi , 9 Aprile, il gruppo precari Wake Up e il Comitato 9 Aprile Livorno hanno svolto un’azione di protesta all’interno del call center Starweb della nostra città, per denunciare le condizioni di lavoro totalmente “illegali” all’interno della struttura.
Ricordiamo inoltre che il callcenter, che opera per conto della Fastweb, si trova a solo un piano di distanza dalla sede Provinciale della Cgil Livornese. Ecco L’egregio lavoro che svolgono i sindacalisti nostrani!
Starweb è una struttura che gestisce la cosiddetta attività di “outbounding”. Gli operatori chiamano direttamente soggetti privati o aziende per proporgli alcuni servizi.
Al suo interno lavorano alcune decine di operatori. I dipendenti sono tutti assunti con un contratto a progetto denominato dall’azienda “contratto a progetto callcenter” (come se esistesse un contratto nazionale a progetto!). Hanno una retribuzione oraria che si aggira sui 3 euro netti ! inoltre sembra che gli operatori abbiamo la possibilità di stipulare direttamente contratti con i privati. ( nel contratto non vi è alcuna voce che prevede il servizio).
Naturalmente, il contratto a progetto nasconde un rapporto di lavoro subordinato di tipo classico. Gli orari fissi dei dipendenti vengono comunicati settimanalmente.Per i lavoratori non è quindi previsto nessun tipo di diritto minimo. Niente malattia, niente ferie, niente assemblee ecc.
A distanza di 3 anni dalle grandi lotte autonome nei callcenter Italiani che smascherarono l’uso illegale dei contratti a progetto utilizzati per sfruttare fino all’osso gli operatori, a Livorno, proprio ad un piano di distanza dalla cgil, si trova un callcenter che continua ad utilizzare questi contratti per dipendenti, in barba a qualsiasi legge o sentenza del tribunale del lavoro.
Ci chiediamo se questa situazione “illegale” non sia proprio possibile grazie alla Cgil. Il maggior sindacato, da una parte proclama scioperi generali e promuove manifestazioni contro la precarierà, dall’altra è sempre stato complice del processo di ristrutturazione del mercato del lavoro che ha portato all’utilizzo sempre più massiccio dei contratti precari.
Come in molte città italiane, anche a Livorno, abbiamo deciso di fondare noi stessi il comitato 9 aprile. Siamo scesi in piazza come sempre da molti anni perchè non abbiamo più intenzione di subire passivamente questa situazione. E’ oral di svegliarsi.
Ora basta! Sciopero precario subito! Riprendiamoci i nostri diritti.
Ecco il link all’intervista al lavoratore che ha denunciato la situazione.
Posted: Aprile 7th, 2011 | Author:wakeup | Filed under:General | Commenti disabilitati su 3 EURO L’ORA NEL CALLCENTER SOPRA LA CGIL
Al sesto piano del grattacielo della sede provinciale della CGIL Livorno, si trova la società Starweb.
Un callcenter che opera per conto di Fastweb.
I lavoratori e le lavoratrici, in barba ad anni di lotte e legislazioni nazionali, lavorano con contratti a progetto per 3 euro l’ora.
Smascherato l’immobilismo vergognoso della CGIL.
Come Precari Livornesi siamo entrati in contatto con un lavoratore che ci ha concesso un’intervista.
IN CHE AZIENDA LAVORI?
Lavoro in un callcenter di Livorno situato nel palazzo della CGIL in via Giotto Ciardi n°8, come operatore outbound. La sede è appartenente alla ditta Starweb di Torino. A detta del contratto non dovremo vendere niente, ma prendere appuntamenti a domicilio gratuiti e senza impegno per dei consulenti i quali vendono dei servizi, ma a volte capita che alcuni collaboratori riescano a fare il contratto per telefono.
QUANTE PERSONE LAVORANO PER QUESTA COMPAGNIA?
All’ incirca saremo, fra operatori (sia residenziali che aziendali) che principali un 30-40 persone.
QUALI SONO LE VOSTRE CONDIZIONI DI LAVORO?
Siamo tutti assunti con contratto a progetto, lavoriamo dal lunedì al venerdì e avvolte anche il sabato. Gli orari sono prestabiliti e comunicatoci dai principali il primo giorno di lavoro e modificati se il collaboratore è bravo nel corso del mese. Gli orari lavorativi sono divisi in turni: dalle 12:00 alle 15:00 o dalle 12:30 alle 15:30 e dalle 18:00 alle 21:00 o dalle 18:30 alle 21:30. durante la settimana, le nostre principali richiedono la disponibilità, se ci è possibile, a lavorare anche il sabato con l’orario che va dalle 12:00 alle 15:00 o dalle 12:30 alle 15:30 più o meno. Va detto che nel contratto viene specificato che il collaboratore può scegliere i giorni e gli orari in cui operare nella fascia oraria tra le 9:00 e le 21:00 dal Lunedì al Venerdì. Durante i turni abbiamo una pausa di 10-15 minuti che avviene intorno alle 19:00\19:30 all’incirca, mentre per quanto riguarda i pagamenti avvengono con acconti o con assegno il 15 di ogni mese successivo al mese della prestazione. Il compenso va, secondo il contratto, in base al raggiungimento o meno dei 3600 contatti utili (contatto telefonico con un potenziale acquirente del quale il collaboratore rileva la disponibilità ad ascoltare la formulazione di una proposta) ed ovviamente gli appuntamenti presi i quali con il raggiungimento dei 25 appuntamenti scatta il “premio” e dovrebbero esser pagati 10 euro l’uno. I pagamenti variano in base ai turni di lavoro, chi fa il doppio turno ha la possibilità di prendere il fisso mensile di 320 euro, ma sono sempre troppo bassi e non corrispondono praticamente mai al lavoro eseguito. Praticamente dovremo prendere 4 euro l’ora, togliendo poi dal totale lordo le tasse percepiamo più o meno 3 euro e qualcosa netti l’ora. La spiegazione dataci dai datori di lavoro è che per ottenere il fisso di 320 euro bisogna lavorare in un doppio turno di 3 ore e mezzo (ma i turni sono di 3 ore).
NELLA TUA SITUAZIONE CI SONO ANCHE ALTRI LAVORATORI?
Tutti i lavorati all’interno del callcenter sono nelle stesse condizioni, più o meno.
QUALI SONO LE MOTIVAZIONI DEL DATORE DI LAVORO?
Non danno molte spiegazioni.
AVETE MAI FATTO PROTESTE?
Solo una volta abbiamo deciso di fare sciopero.
QUAL E’ L’ETA’ MEDIA DEI LAVORATORI?
Tra i 18 e i 40-50 anni.
COME FAI A SOPRAVVIVERE SE TI PAGANO COSI’ POCO?
Molti lavoratori rimangano perché non riescono a trovare altro, altri tipo studenti delle superiori e universitari lo usano per racimolare un poco di soldini per pagarsi l’università o comunque le varie spese che hanno mentre altri ancora son lo stipendio che prendono arrotondano lo stipendio del partner.
PERCHE’ CONTINUATE A LAVORARE LI?
Perché non è facile di questi tempi trovarsi un altro lavoro.
LA CGIL HA PROCLAMATO PER IL 6 MAGGIO UNO SCIOPERO GENERALE DI 4 ORE, TRA I PUNTI DELLA PIATTAFORMA CI SONO: “RIDARE FIDUCIA AI GIOVANI”, SECONDO TE E’ SUFFICIENTE?
No che non è sufficiente, come può esserlo? Non basta uno sciopero di 4 ore per “ridare fiducia ai giovani”,purtroppo la condizione di precarietà è centrale nella società attuale e non credo che uno sciopero basti. Bisogna anche pensare a quelle persone che lavorano in nero o che son disoccupate o comunque è assunte con contratti a progetto, scioperare diventa utile solo se viene fatto uno sciopero di massa della sede in cui lavorano. Ciò che è necessario fare è assicurare ai lavoratori un contratto regolare con uno stipendio adeguato ed il mantenimento dei propri diritti. La sede dove lavoriamo dista un piano dalla sede della CGIL eppure non ho mai visto, neanche in ascensore che spesso capita di prendere insieme, un sindacalista della CGIL che ci chiedesse o comunque ci informasse di ciò che potevamo fare per far si che i nostri diritti fossero rispettati.
IN MOLTE CITTA’ D’ITALIA SI STANNO CREANDO DEI LABORATORI PER LO SCIOPERO PRECARIO, UNA SPERIMENTAZIONE IMPORTANTE CHE DOVREBBE CREARE LE CONDIZIONI PER FAR ESPLODERE LA RABBIA DELLE GENERAZIONI PRECARIE. NON PARLIAMO SOLAMENTE DI SCIOPERO DEI PRECARI, MA DI SCIOPERO TOUT COURT, UNO SCIOPERO SULLA PRECARIETA’ E NELLA PRECARIETA’. ADERIRESTI ALL’INIZIATIVA E, SE SI, QUALI RIVENDICAZIONI DOVREBBERO CARATTERIZZARE LO SCIOPERO PRECARIO?
Certo aderirei sicuramente, come dicevo prima la condizione di precarietà è centrale nella società attuale.